La Commissione europea – sulla scorta dei lavori intrapresi negli ultimi anni in sede OCSE[1] e della proposta americana di una minimum tax globale per le aziende[2] – ha presentato un pacchetto di proposte per uniformare la tassazione delle imprese multinazionali. Il documento programmatico, denominato “Business Taxation for the 21st Century”[3], si pone l’obiettivo di consentire una crescita equa e sostenibile all’interno dell’Unione europea, dotando gli Stati membri di un codice di regole efficace sull’imposizione delle società. Il pacchetto di riforme fiscali si sostanzia in un piano composto da cinque diverse soluzioni specifiche. Le prime due azioni mirano a garantire una tassazione equa ed efficace sul territorio europeo. La Commissione, infatti, presenterà una proposta per garantire la pubblicazione annuale dell’aliquota effettiva dell’imposta sulle società applicata alle maggiori imprese multinazionali che operano all’interno dell’UE, utilizzando la metodologia in discussione nel secondo pilastro dei negoziati OCSE. L’intento è quello di migliorare la trasparenza pubblica sull’aliquota effettiva reale dei grandi gruppi. Verrà poi intensificata la lotta all’uso abusivo di società di comodo (i.e. società che hanno una presenza sostanziale e un’attività economica reale minima o nulla) attraverso una nuova iniziativa legislativa volta a neutralizzare l’uso improprio di tali entità a fini fiscali. Il progetto prevederà alcune azioni, come quella di richiedere alle imprese di riferire all’Amministrazione finanziaria le informazioni necessarie per valutare la sussistenza della presenza nel territorio dell’Unione e dell’esercizio di un’effettiva attività economica. Nell’ipotesi di uso di società di comodo abusive, lo Stato membro avrà il potere di disconoscere all’impresa la fruizione dei benefici fiscali. Oltre a ciò, la Commissione si pone il proposito di consentire l’investimento produttivo e l’imprenditorialità, per un verso, elaborando una raccomandazione agli Stati membri sul trattamento interno delle perdite e, per altro verso, presentando una proposta per affrontare la distorsione debito-equity nella tassazione delle imprese. Nell’attuale quadro fiscale, difatti, persistono regole che favoriscono il finanziamento delle imprese attraverso il debito piuttosto che il capitale. Si pensi, ad esempio, ai casi in cui viene concessa la deduzione degli interessi passivi legati a un prestito ma non, invece, dei costi relativi a un finanziamento azionario, come il pagamento dei dividendi. L’intento è quello di prevedere un sistema di indennità per il finanziamento delle imprese attraverso equity, contribuendo alla ricapitalizzazione delle entità finanziariamente vulnerabili. Infine, la Commissione proporrà un nuovo quadro per la tassazione del reddito delle imprese nell’Unione europea, denominato “Business in Europe: Framework for Income Taxation” (“BEFIT”). Il BEFIT prevederà regole uniformi per le imposte sulla società in Europa incentrate sulla formulazione di una base imponibile comune e sulla ripartizione degli utili tra gli Stati membri per mezzo di una formula (formulary apportionment). Verranno, quindi, consolidati i profitti di un gruppo multinazionale in un’unica base imponibile[4], che sarà poi assegnata ai vari Paesi europei attraverso tale formula di riallocazione parziale degli utili, per essere poi tassata alle aliquote nazionali dell’imposta sul reddito della società. L’uso della ridetta formula eliminerà la necessità di applicare le complesse regole sui prezzi di trasferimento all’interno dell’UE[5]. L’obiettivo ultimo del piano della Commissione europea è quello di risolvere la contraddizione tra mercato unico europeo e sistemi fiscali nazionali e il documento programmatico in oggetto appare in tal senso sicuramente ambizioso. Nonostante il veto posto da alcuni Paesi, come l’Irlanda o il Lussemburgo – che hanno utilizzato la leva fiscale come strumento per attrarre sul proprio territorio le imprese estere – sembra ormai prossimo in ambito internazionale un accordo relativo all’introduzione di regole comuni sulla redistribuzione dei profitti delle imprese, così come una tassazione minima globale dei gruppi multinazionali. RC [1] Nell’ambito dell’Inclusive Framework dell’OCSE è stata portata avanti una proposta destinata alle grandi imprese globali che si articola in due pilastri, tra loro complementari. Il primo pilastro mira ad adattare le regole internazionali sul regime impositivo degli utili d’impresa per riflettere la natura mutevole dei nuovi modelli di business digitali. Viene dato alle giurisdizioni di mercato il diritto di tassare una parte dei profitti di talune imprese non residenti, prevedendo una riallocazione di una parte dei profitti residuali globali (i.e. dei profitti risultanti dal bilancio consolidato di gruppo che eccedono un certo livello di redditività, considerato riferibile alle attività rutinarie) tra le giurisdizioni in cui il gruppo ha clienti o utenti, utilizzando un meccanismo semplificato e forfetario di determinazione della quota di detti profitti. Il secondo pilastro si pone l’obiettivo di contrastare la concorrenza fiscale tra Stati, assicurando che le imprese multinazionali siano soggette a un certo livello minimo di tasse su tutti i loro profitti ogni anno (tassazione minima effettiva) lasciando, al contempo, i singoli Paesi liberi di decidere le caratteristiche dei propri sistemi fiscali. [2] La nuova amministrazione americana, all’interno del piano di riforma fiscale “Made in America”, ha proposto l’istituzione di una tassa minima globale per le imprese multinazionali. L’aliquota, prevista inizialmente al 21%, è stata di recente ritoccata al 15% all’esito delle trattative tra Stati Uniti e comunità internazionale. [3] COM (2021) 251 final. [4] Questo nuovo piano sostituirà le precedenti proposte – COM (2016) 685 final e COM (2016) 683 final – per l’elaborazione di una base imponibile consolidata comune per le imprese (c.d. “CCTB”), che verranno ritirate. Il piano rifletterà i cambiamenti significativi nell’economia e nel quadro internazionale conseguenti alla pandemia di COVID-19. [5] A differenza del Pillar 1 dell’OCSE, in cui le regole attuali e quelle relative alla riallocazione degli utili secondo una formula funzionerebbero in parallelo, con BEFIT la formula di ripartizione sostituirà le attuali regole di ripartizione della base imponibile all’interno del mercato unico per le società che rientrano nel suo campo di applicazione.