Nel contesto di una competizione sempre più intensa tra giurisdizioni per attrarre High Net Worth (HNW) e Ultra High Net Worth Individuals (UHNW), l’Italia si afferma con decisione come una delle destinazioni più solide, strutturate e affidabili, superando Cipro e altre mete tradizionalmente privilegiate. Mentre alcuni regimi – come quello cipriota – continuano ad essere percepiti come opachi e vulnerabili sotto il profilo reputazionale, il modello italiano si distingue per la portata dell’agevolazione e per l’integrazione con un ecosistema culturale ed economico maturo, in grado di offrire non solo vantaggi fiscali, ma anche una prospettiva di lungo periodo per la pianificazione e la tutela del patrimonio. Il regime cipriota per i soggetti non domiciliati (“non-dom”) rappresenta, in linea teorica, un’opportunità interessante per attrarre patrimoni elevati, grazie ad un sistema di agevolazioni che includono l’esenzione totale da imposte sui dividendi, interessi e plusvalenze di fonte estera, nonché una riduzione al 50% della tassazione sui redditi da lavoro superiori a €55.000 annui per un periodo massimo di 17 anni. Tuttavia, il vantaggio fiscale riservato principalmente ai redditi di natura passiva si scontra con talune criticità che minano l’attrattività e la sostenibilità del modello nel medio-lungo termine. Gran parte dell’impianto agevolativo cipriota si fonda su prassi amministrative non codificate, esponendo i contribuenti a mutamenti improvvisi del quadro regolatorio. Inoltre, i criteri di accesso – basati su una residenza fisica minima di 60 o 183 giorni e sull’assenza di altra residenza fiscale – si dimostrano scarsamente compatibili con strategie di pianificazione patrimoniale sofisticate. Un ulteriore limite risiede nella estensione delle agevolazioni, circoscritta a specifiche categorie di reddito, e nell’assenza di strumenti dedicati alla pianificazione successoria, elementi essenziali per la gestione integrata di patrimoni rilevanti. Non va infine sottovalutato il profilo reputazionale internazionale, che influenza significatamene le scelte di giurisdizione da parte degli HNW e UHNW. Le criticità storiche di Cipro – tra cui le carenze nei controlli antiriciclaggio e la crisi bancaria del 2013 – hanno lasciato un’immagine di fragilità e scarsa trasparenza che, sebbene mitigata da recenti interventi, permane come un ostacolo rilevante all’attrattività di lungo periodo. In un contesto globale in cui compliance, trasparenza e governance costituiscono requisiti imprescindibili, tale deficit reputazionale si traduce in un costo implicito, spesso superiore a quello fiscale. Diversamente, il legislatore italiano, con l’introduzione nel 2017 dell’articolo 24-bis del TUIR, ha congegnato un modello stabile e codificato, particolarmente attrattivo per coloro che detengono patrimoni diversificati e necessitano di una pianificazione integrata. Il regime prevede, come noto, un’imposta sostitutiva forfettaria annua di €100 mila sui redditi di fonte estera (elevata a €200 mila dal 2024 per i nuovi ingressi), con esonero dagli obblighi dichiarativi e dalle imposte di successione e donazione per beni detenuti all’estero. Gli sviluppi quantitativi degli ultimi anni offrono una fotografia chiara del fenomeno. Secondo il Private Wealth Migration Report 2024[1], l’Italia ha registrato un saldo netto positivo di 2.200 milionari in ingresso, il più alto in Europa e il sesto a livello mondiale. In tale panorama, Milano si conferma il principale hub di destinazione (seguita da Portofino, Firenze e Roma). In particolare, i dati anagrafici milanesi del 2023 segnalano un forte incremento di nuovi residenti provenienti da paesi offshore (Antigua, Bahamas, Barbados, Panama, Cipro), e un’affluenza record da economie mature come Belgio, Canada, Francia, Spagna, USA e Regno Unito. Il crescente interesse verso l’Italia da parte di individui HNW e UHNW non è motivato esclusivamente da ragioni fiscali. È piuttosto la sinergia con un ecosistema di investimento efficiente, supportato da servizi di alta qualità (sanità, istruzione, infrastrutture culturali) e da un tessuto economico dinamico (immobili di prestigio, arte, enogastronomia, start-up), a rafforzare l’appeal competitivo. La scelta di trasferire la residenza fiscale in Italia acquista, pertanto, una valenza strategica che trascende la mera ottimizzazione del carico tributario. Essa si fonda su esigenze più ampie di stabilità, certezza del diritto e tutela patrimoniale. In un contesto connaturato da una crescente attenzione da parte delle autorità fiscali alla sostanza economica delle operazioni e alla coerenza tra lo stile di vita effettivo e il centro degli interessi vitali, diventa imprescindibile interrogarsi non solo sull’entità del risparmio fiscale, ma sulla capacità della giurisdizione prescelta di offrire un quadro giuridico idoneo alla protezione e valorizzazione del patrimonio in maniera strutturata, coerente e sostenibile nel tempo. In tale prospettiva, l’Italia non si presenta come un mero approdo fiscale, ma come un hub evoluto per l’alta patrimonializzazione, in grado di coniugare vantaggi fiscali con qualità istituzionale e pieno allineamento agli standard internazionali in materia di compliance, trasparenza e governance. G.S. [1] Cfr. Private Wealth Migration Report 2024 di Henley & Partners